Codice etico
1.Principi e valori di Anpas e del Movimento
I principi
I valori che realizzano i principi
2. La visione di Anpas: una società più giusta e solidale
3 Le finalità di Anpas
4. Appendice
La storia di Anpas e delle pubbliche assistenze.
Protezione civile.
Servizio civile.
Solidarietà internazionale
1. PRINCIPI E VALORI DI ANPAS E DEL MOVIMENTO
Essere associazione di volontariato di pubblica assistenza significa innanzi tutto considerare come aspetto centrale della mission l’assistenza intesa come azione rivolta verso “qualcosa”, svolta a fianco di “qualcuno” e sviluppata in modo “pubblico”. È proprio questo ciò che distingue le pubbliche assistenze dalle associazioni che si occupano di una malattia o di un particolare problema sociale. Ogni pubblica assistenza, nell’ambito bterritoriale nel quale agisce, deve comunque scegliere quali siano gli aspetti della società a cui rivolgere particolare attenzione. Due elementi contenuti nello statuto di Anpas e di ogni pubblica assistenza sono fortemente distintivi e aiutano a interpretare correttamente i valori espressi dal movimento: il nome pubblica assistenza e la forma di associazione di
volontariato.
Per Anpas il concetto di “assistenza” significa: essere presenza, accompagnare, condividere una responsabilità, essere mediatori tra il supporto e la conquista dell’autonomia. Il fatto di essere “pubbliche” impone a tutte le associazioni di pubblica assistenza non solo di intervenire presso le Istituzioni per promuovere atteggiamenti coerenti ed efficaci nei confronti delle problematiche individuate, ma anche di essere agenti contaminanti per provocare movimenti sociali e individuali che contribuiscano ad affrontarle. Essere “associazione di volontariato” significa proporsi come realtà che convoglia energie fisiche e mentali, attraverso il supporto
di volontari e mezzi, per dar vita ad una progettualità volta all’assistenza, al sostegno e all’azione solidale nei confronti della comunità. Pur connotandosi per il radicamento sociale e per la loro dimensione pubblica, le pubbliche assistenze mantengono una natura privata, ben caratterizzata e peculiare. Le pubbliche assistenze
sono forme di partecipazione organizzata alla vita collettiva, legittimate dall’utilità sociale, riconosciute dalle comunità di appartenenza per quello che fanno e per quello che rappresentano e non per lo schieramento culturale o partitico a cui appartengano.
Questa situazione presuppone, al di là dello slancio ideale, la creazione di condizioni che costruiscano una coerenza reale nelle azioni svolte e, di conseguenza, nella visione della società che si intende condividere. Il volontario di pubblica assistenza riconosce la propria identità attraverso la storia e la memoria, nella laicità, nelle proprie insegne, nei mezzi, nelle divise, ma soprattutto, prestando la propria opera di solidarietà in modo disinteressato, come fine ultimo e non come mezzo. L’azione etica è “un abito” che non si indossa solo con la divisa, ma fa parte del vivere quotidiano dei volontari.
La singola pubblica assistenza presterà attenzione ai bisogni del territorio, in quanto tale comportamento è parte fondamentale del DNA delle pubbliche assistenze che, attraverso l’esercizio responsabile della solidarietà, attuano i principi costituzionali. Dal ruolo attuale delle pubbliche assistenze e dalla storia del movimento discendono i principi e i valori di Anpas: Uguaglianza, fraternità (solidarietà) e libertà sono principi, legati alla rivoluzione francese e propri dello stato moderno, che caratterizzano l’identità del movimento e si traducono attraverso il volontariato di pubblica assistenza in un sistema etico che si riconosce nei valori di democrazia, gratuità, laicità, partecipazione sociale, mutualità, sussidiarietà.
Ognuno di questi, preso singolarmente, ha un valore etico e morale insostituibile per un’associazione di volontariato, ma solo se interpretato insieme gli altri determina pienamente il senso di Anpas. I principi e i valori sono trasversali all’intero movimento e trovano spazi di esistenza ad ogni livello: a partire dalla singola associata per arrivare ad Anpas nazionale, tali valori rappresentano il “filo rosso” che unisce e che permette di conoscersi e di riconoscersi.
PRINCIPI
L’azione di Anpas si basa sul valore dell’uguaglianza: al primo livello le associazioni offrono la possibilità ai cittadini di sentirsi parte di un movimento, valorizzando le diversità, con un impegno collettivo a “rimuovere gli ostacoli […]” che ne limitino l’espressione (art. 3 Costituzione). Anpas considera le sue associate senza distinzioni e privilegi facendo sì, ad esempio, che nel Consiglio nazionale tutti i Comitati regionali siano rappresentati attraverso almeno un delegato. La scelta di essere “associazione” e non “federazione” presuppone l’unione solidale tra associate, ovvero la reciproca responsabilità e affidabilità tra tutte le componenti del movimento e nei confronti del movimento stesso, dal momento che ogni singola pubblica assistenza, pur essendo libera di realizzare
scelte autonome, deve essere consapevole delle conseguenze che tali scelte possano apportare all’intero movimento. Dimostrare che l’uguaglianza permane lungo tutto il percorso di una vita, consente di esaltare un altro valore fondante delle nostre associazioni: la libertà.
Posso forse essere libero se non c’è uguaglianza? La libertà genera autonomia non solo nel determinare le diverse vie che possono essere percorse, ma anche nello scoprire i nuovi bisogni e anticiparne le risposte. Autonomia non solo nelle scelte, ma come libera espressione della potenzialità e creatività di volontari e associazioni. Libertà come condivisione di esperienze e competenze provenienti da mondi diversi e come possibilità data a tutti di svolgere le proprie attività a prescindere dalla propria situazione e dai condizionamenti sociali e culturali.
La solidarietà (fraternità) concepisce la comunità come composta da persone tra le quali esistono legami, comunanza di obiettivi, di problemi, di azioni. È uno dei principi sui quali si fonda la Repubblica italiana, che la accoglie tra i principi fondamentali (l’art. 2 chiede a tutti i cittadini: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale») e su di essa basa i rapporti civili, etico-sociali, economici e politici tra i cittadini e tra essi e le Istituzioni. Per Anpas la solidarietà è attenzione alla persona nella sua interezza, vicinanza ai bisogni delle comunità e cura del territorio e dei beni comuni.
I VALORI CHE REALIZZANO I PRINCIPI
Democrazia
La democrazia è la forma di governo del popolo. Garantisce la possibilità di partecipazione ed espressione a tutti i livelli, tramite la creazione di organi di rappresentanza su base elettiva. Presuppone il rispetto delle idee degli altri individui e l’accettazione di decisioni anche non collimanti con il proprio pensiero. Il valore della democrazia fa parte della storia delle pubbliche assistenze: quando all’inizio del secolo scorso il diritto di voto era circoscritto a pochi cittadini di
censo elevato, nelle Pubbliche assistenze già si sperimentavano forme di gestione democratica, tramite l’elettorato attivo e passivo consentito a tutti gli associati. Fin dalle origini le pubbliche assistenze hanno riconosciuto, prima ancora delle Istituzioni statali, il voto alle donne. Forse, ancora oggi, per i più giovani le nostre associazioni rappresentano il primo contatto con la democrazia: non si è soli, ci si confronta, si conoscono regole, ma si intuisce che esse siano suscettibili di cambiamento, e che ognuno può contribuire in tal senso. La pubblica assistenza costituisce una “palestra” che permette il confronto e il dialogo, favorisce la tolleranza e il rispetto, al fine di arrivare alla condivisione di una meta comune. La democrazia non si può ricondurre però, solo al fatto che Anpas sia provvista di un organo rappresentativo (Consiglio nazionale) democraticamente eletto, ma anche e soprattutto al lavoro che Anpas, come soggetto politico della società italiana, può svolgere e sta svolgendo nella creazione della coscienza civile e democratica di molti giovani attraverso una gestione corretta dell’obiezione di coscienza, prima, e del Servizio civile oggi.
Gratuità
La gratuità è elemento distintivo dell’agire volontario, è la spinta che porta ad avvicinarsi in modo disinteressato agli altri, a noi stessi e alla natura. La gratuità, unita alla solidarietà, motiva ogni cittadino ad impegnarsi in prima persona e concretamente per la costruzione di una società più civile. Rende possibile, inoltre, la felicità e la piena soddisfazione dell’essere volontari. È un valore fondante di Anpas e dei volontari che svolgono la loro attività a diversi livelli.
Laicità
Laicità viene dal greco laikòs che significa “popolare”, “del popolo”: il movimento trova la forza nel popolo, in quanto le pubbliche assistenze sono vicine alle persone di qualunque religione ed etnia. Nel movimento, quindi, la laicità risulta un valore molto sentito, che costituisce guida e fondamento per tutte le scelte.
Laicità significa esercitare il pensiero critico, andando oltre la dimensione dogmatica, non si pone più in contrapposizione al cattolicesimo, ma rappresenta più propriamente la capacità di essere trasversali e autonomi rispetto ad un’ideologia, sia questa confessionale o partitica.
Partecipazione sociale
Partecipazione sociale: intesa come “prendere parte alla realtà sociale e condividerla attraverso il proprio impegno”. L’integrazione tra le esigenze esistenti e le attività di Anpas rendono quest’ultima compartecipe dei bisogni presenti sul territorio, e impegnata nel far fronte agli stessi attraverso i propri mezzi e le
proprie risorse. Se da un lato Anpas produce partecipazione sociale, è vero anche che Anpas stessa è il prodotto della partecipazione sociale esistente sul territorio: storicamente i cittadini si sono uniti spontaneamente per arrivare laddove lo stato non arrivava.
Mutualità
Solidarietà e reciprocità producono mutualità, intesa come una relazione di reciproco sostegno tra due o più soggetti, attraverso la quale si realizza uno scambio di risorse e competenze allo scopo di favorire lo sviluppo del soggetto “più debole”. Il termine “mutualità” fa riferimento ad un concetto più interno al movimento, mentre “solidarietà” si estrinseca al meglio anche all’esterno dell’associazione.
Sussidiarietà
La sussidiarietà è un principio giuridicoamministrativo che stabilisce che a soddisfare i bisogni delle persone siano i soggetti più vicini ai cittadini (art. 117 e 118 della Costituzione italiana). Essa può essere verticale o orizzontale. La sussidiarietà verticale riguarda la distribuzione di competenze tra diversi livelli territoriali di governo e stabilisce che gli organismi superiori intervengono solo se l’intervento dell’organismo inferiore è inadeguato o insufficiente al raggiungimento degli obiettivi. La sussidiarietà orizzontale riguarda invece il rapporto tra autorità e libertà, e si basa sul presupposto secondo cui
alla cura dei bisogni collettivi e alle attività di interesse generale provvedono direttamente i cittadini (sia come singoli che come associati). Le istituzioni intervengono quindi in funzione ‘sussidiaria’, di programmazione, di coordinamento ed eventualmente di gestione. Per Anpas la sussidiarietà è vicinanza ai
cittadini e alle comunità, capacità di leggere e rispondere ai bisogni sociali, di fronteggiare nuove emergenze, mettendosi a disposizione di cittadini e istituzioni nel cammino verso l’autonomia. L’azione sussidiaria ha infatti una caratteristica fondamentale: la temporaneità.
L’intervento, il sussidio deve essere finalizzato a restituire al soggetto debole l’autonomia d’azione nel più breve tempo possibile. Principi e valori sono essenziali per la costruzione dello stato sociale: rispetto all’assistenzialismo, pone i cittadini in posizione di parità, riconoscendo a tutti pari dignità nella fruizione
dei servizi. Il volontariato Anpas è sentirsi parte di un unico movimento e portare avanti valori e principi condividendo con gli altri le opinioni, i propositi e le idee che ne possono derivare, nonché le responsabilità. Il volontariato non è dunque solo l’azione che si svolge nel momento in cui si è in servizio presso l’associazione, ma è uno stile di vita responsabile che condiziona le proprie scelte ed il comportamento verso gli altri. È un valore “contaminante”, che non solo
riempie la propria vita, ma influenza la società in cui si vive aiutandola a divenire più equa e solidale.
2. LA VISIONE DI ANPAS
La società ideale per Anpas è una società in cui trovano declinazione corretta i suoi principi e valori fondamentali.
È una società che:
• permette lo sviluppo equilibrato di pubbliche assistenze che siano coerenti – nelle azioni, nel rapporto con le istituzioni, nella promozione del volontariato – con l’idea di essere associazioni di volontariato di pubblica assistenza
• si fa carico della sostenibilità della convivenza attraverso un impegno gratuito
• è interlocutore riconosciuto presso le istituzioni
• tutela la libertà di scelta di svolgere attività di volontariato come manifestazione del diritto fondamentale della persona
• sceglie la responsabilità collettiva, seppure con impegno e fatica, e l’esercizio della democrazia è messo nelle condizioni di sviluppare rappresentanza al pari di altre parti sociali
• sviluppa un sistema di istruzione pubblico che educa, ma soprattutto che fa conoscere ai giovani le esperienze di lavoro gratuito e punta alla formazione di “cittadini” e non di produttori/consumatori
• ha sistemi redistributivi che non tengono conto esclusivamente delle condizioni economiche e sociali, ma che sono anche promotori di sviluppo sostenibile
• considera l’individuo nella sua interezza e non solamente come utente di servizi sanitari o sociali, come lavoratore o produttore di reddito o come consumatore
• fa vivere la “democrazia” e in cui questa non è soltanto una parola vuota, indicante l’atto di delega con il quale ogni cinque anni si incarica qualcuno di occuparsi delle nostre necessità (salvo poi accorgersi che questo succede sempre meno)
• attiva strumenti di partecipazione diretta anche in ambiti non tradizionali (es. ASL, scuole, etc.)
• permette a tutti di partecipare e in cui la partecipazione è davvero il modo concreto con il quale ciascuno, sentendo il dovere di farlo, si impegna, per quello che può, nel farsi carico delle istanze della comunità
• non è indifferente, è rispettosa delle diversità ed allo stesso tempo accogliente, in cui nessuno si sente isolato, ma può cogliere le opportunità di crescita umana e culturale che gli derivano dall’interagire con gli altri, pur nella fatica che questo comporta
• riconosce i diritti fondamentali dell’essere umano, come il diritto alla libertà individuale, alla vita, all’autodeterminazione, a un giusto processo, il diritto ad un’esistenza dignitosa, al sapere, alla libertà religiosa e alla protezione dei dati personali.
Nella società ideale di Anpas ogni soggetto individuale e collettivo prende parte attiva nel garantire l’accesso universale a questi diritti. In breve, una società che rifugge dagli integralismi, che valorizza l’individuo in modo sostanziale senza esasperare la competizione e che privilegia l’atteggiamento cooperativo, nella consapevolezza degli specifici ruoli e delle responsabilità. Una società in cui Anpas potrà giocare ruoli importanti: essere motore di azioni di rete e di collaborazione tra i numerosi enti che costituiscono il volontariato e il Terzo settore, favorendo il confronto e l’ascolto; essere interlocutrice di enti e istituzioni, in ragione del profondo radicamento sul territorio, portavoce dei bisogni e delle speranze dei cittadini e promotrice di graduali riconoscimenti al valore
e all’importanza del mondo del volontariato; essere attrice impegnata in battaglie sociali, con grande consapevolezza e coraggio, con la forza di riuscire sempre più ad assumere una posizione su temi di rilevanza sociale. Anpas dovrà essere promotrice di partecipazione e di accesso alla cultura, tenendo conto dei nuovi mezzi di
comunicazione e della necessità di costruire sistemi circolari, in cui la comunicazione non sia soltanto a senso unico.
Il movimento stesso sarà più forte: Anpas sarà sempre più vicina alle sue associate, promuovendo il senso di appartenenza e la consapevolezza della forza del movimento.
Una presenza visibile nelle singole associate col suo simbolo, la sua filosofia, i suoi valori, la sua visione: ogni pubblica assistenza avrà una bandiera dell’Anpas che testimoni la presenza sul territorio. Ogni pubblica assistenza saprà diffondere nel territorio in cui opera principi e valori del movimento e ogni volontario,
nell’ambito in cui vive (famiglia, scuola, lavoro), sarà testimone dell’attività che svolge con la consapevolezza di far parte di una delle più grandi realtà di volontariato d’Italia. I volontari saranno formati non solo come bravi soccorritori ma come persone consapevoli del proprio ruolo di tutela dei diritti di ciascuno e capaci di sentire la forza e la responsabilità dell’essere parte di una rete nazionale e organizzata. L’identità di Anpas sarà sempre più forte e diffusa grazie allo stretto contatto e alla forte collaborazione tra le associate (ogni pubblica assistenza saprà di non essere sola e di poter contare sulla collaborazione e sulla vicinanza delle consorelle), tra le associate e il secondo livello di Anpas nelle sue articolazioni (nazionale e Comitati regionali), tra le articolazioni del
secondo livello stesso.
3. LE FINALITÀ DI ANPAS
Anpas intende partecipare alla costruzione di una società più giusta e solidale attraverso lo sviluppo di una cultura della solidarietà e dei diritti, la promozione della cultura, della crescita civile e dell’educazione alla cittadinanza, l’attivazione di forme di partecipazione civile, il sostegno allo sviluppo di pratiche di “democrazia partecipata”, la produzione di socialità e la creazione di “comunità solidali”, l’azione diretta per la tutela, il riconoscimento e l’accesso effettivo ai diritti – sia in Italia che all’estero.
Il secondo livello di Anpas (nazionale e Comitati regionali) non può quindi limitarsi semplicemente a svolgere quei servizi o quelle attività che nascono dall’unirsi delle pubbliche assistenze, ma ha anche l’obbligo di interrogarsi su quali siano le condizioni verso cui si deve tendere per un ulteriore sviluppo. Anpas sarà
impegnata per una continua ed efficace crescita del movimento in tutti i suoi livelli, attenta alle diversità del territorio e a supporto di tutti i Comitati regionali. Anpas promuoverà incontri e momenti di coordinamento, svilupperà azioni di fund raising, metterà in circolo professionalità e competenze strategiche e sosterrà la formazione e la preparazione dei suoi rappresentanti politici.
L’attenzione allo sviluppo e la riflessione su “chi vogliamo essere” costituiscono una componente ineludibile della progettualità che caratterizza tradizionalmente il movimento delle pubbliche assistenze. Progettualità intesa come attitudine e impegno nell’ideare forme di cambiamento e di ristrutturazione dell’ambiente fisico e sociale, come capacità, conseguente ad un’accurata analisi dei bisogni, di attuare interventi concreti, innovativi e sperimentali per rispondere alle
diverse esigenze. Anpas e le pubbliche assistenze continueranno ad investire nelle politiche giovanili: i giovani dovranno diventare sempre di più protagonisti
della promozione del volontariato e dei suoi valori. Per farlo Anpas si impegna a dar vita a progetti ed attività innovative, promuoverela nascita e la formazione dei gruppi giovani all’interno delle pubbliche assistenze, elaborare linee guida per l’accoglienza e la piena partecipazione dei giovani nelle associazioni.
Anpas si impegna a “fare comunicazione” in modo chiaro, completo e funzionale, coerentemente con i suoi principi e valori, nel rispetto dell’etica dei diritti e dei doveri di ogni persona. Al fine di coinvolgere il maggior numero di persone, Anpas intende investire sui nuovi mezzi di comunicazione, soprattutto quelli su
web, per attivare nuove forme di partecipazione civile, promuovere una cultura della solidarietà e dei diritti, informare i cittadini su norme e campagne di prevenzione e di pubblica assistenza.
Anpas intende ampliare il ruolo tradizionalmente svolto nelle emergenze, consolidando l’esperienza acquisita in tema di prevenzione del rischio nelle comunità, non solo per rispondere alle calamità naturali, ma per promuovere il benessere e la qualità della vita di tutti i cittadini. Per farlo si impegna a rafforzare le relazioni col mondo scientifico e della ricerca ed a promuovere campagne di informazione e formazione dei cittadini, per far crescere la consapevolezza e la responsabilità.
Con l’attività internazionale, sia nell’ambito delle adozioni sia della cooperazione, Anpas intende estendere, oltre i confini nazionali, i suoi valori e la sua visione di società: la solidarietà verso chi ha bisogno di aiuto, la difesa dei diritti umani, la diffusione del volontariato organizzato, la promozione della nonviolenza e di una cultura di pace. Per realizzare al meglio questi obiettivi gli interventi di cooperazione internazionale decentrata, cioè quella che parte dalle singole associazioni ed ha come interlocutori le istituzioni locali, devono trovare una visibilità e una contaminazione nazionali. Con le adozioni internazionali Anpas si impegna a realizzare «il diritto a crescere in una famiglia» per i bambini che nel loro paese non possono vederlo realizzato, lavorando contemporaneamente sulrafforzamento e la valorizzazione delle risorse e delle potenzialità dei paesi di origine.
Essere “nazionale”, scelta effettuata nel 1904, non significa solamente essere in grado di interagire con lo stato, ma anche costruire ogni giorno un’idea di solidarietà, di reciproca regolazione finalizzata alla sostenibilità e allo sviluppo di tutti i territori, significa dare nuova linfa ai principi e ai valori delle Pubbliche assistenze, tenere insieme il “filo rosso” che unisce il movimento e permette, ad ogni associazione e ad ogni singolo volontario, di conoscersi e riconoscersi.
4. APPENDICE
La storia di Anpas e delle pubbliche assistenze
Le pubbliche assistenze nascono a partire dal 1860 come associazioni di volontariato, laiche e libere, sotto una grande molteplicità di nomi: Croce Verde, Croce Bianca, Croce D’Oro, Società di Salvamento, Fratellanza Militare, Fratellanza Popolare. Dalla Sicilia al Piemonte, unanimi nel loro impegno, le pubbliche assistenze non fanno distinzioni di servizio per nobili o poveri, servono chiunque esprima un bisogno, non pongono condizioni all’aiuto prestato e sono aperte a chiunque voglia prendervi parte. Le radici storiche che favoriscono la loro nascita si ritrovano nelle “Società Operaie di Mutuo Soccorso”, sodalizi attivi negli stati sabaudi
già dal 1848 a seguito della promulgazione dello Statuto Albertino e diffusisi poi in tutta la penisola, man mano che l’unificazione nazionale prosegue.
Il mutuo soccorso si sviluppa in parallelo al diffondersi delle nuove strutture economiche e sociali generate dalla rivoluzione industriale. In un’epoca in cui persino il voto è legato al censo, le persone acquistano consapevolezza dell’importanza di stringersi gli uni agli altri in modo solidaristico. Queste forme di partecipazione nascono essenzialmente come una forma di autotutela delle nuove classi di salariati ed operai nei confronti delle malattie, degli infortuni, della morte, ma anche rispetto alla necessità di formazione alle arti e mestieri che si devono esercitare o all’insorgere di momenti in cui il lavoro viene a diminuire o a mancare del tutto. Ecco allora intrinsecamente connesso a queste forme di previdenza, rappresentate dal simbolo delle mani che si stringono, anche lo svilupparsi di una coscienza di classe e la rivendicazione di diritti sociali.
La fitta trama di società di mutuo soccorso, la contemporanea presenza di una rete di logge massoniche molto impegnate sul versante della filantropia laica e le numerose società di reduci garibaldini e di veterani dell’esercito, contribuiscono di fatto alla nascita e allo sviluppo delle associazioni di pubblica assistenza.
Gratuità quindi, ma anche reciprocità e risposte concrete ai bisogni fondamentali della vita, non ancora adeguatamente tutelati dalla legislazione statale.
Agli inizi del ‘900 comincia ad emergere in modo sempre più chiaro l’esigenza di un coordinamento nazionale che funga anche da mediatore fra le singole associazioni e lo stato: nel 1904 a Spoleto il IV Congresso nazionale dà vita alla Federazione Nazionale delle Società di Pubblica assistenza e Pubblico Soccorso, che nel 1911 ottiene il tanto atteso riconoscimento giuridico in ente morale. Sarà il fascismo a bloccare questo processo, sia asservendo queste realtà al suo potere, ma anche
per certi versi creando il primo stato sociale che, se da un lato dà risposte organiche ed efficaci ai bisogni primari (sanità, previdnza, ecc.), dall’altro esclude dalla loro gestione i corpi intermedi e le stesse amministrazioni locali. Il regime ferma così la crescita di una realtà che persua stessa natura ne rappresenta l’antitesi in quanto portatrice di valori quali la solidarietà, la condivisione, il servizio disinteressato. Non è un caso, inatti, se nel 1930, con il Regio Decreto n.84 del 12 febbraio, Vittorio Emanuele III deciderà di sciogliere le associazioni prive di riconoscimento giuridico e di trasferire alla Croce Rossa Italiana
non solo tutte le competenze relative al soccorso, ma anche i loro beni: tutti gli immobili sedi delle pubbliche assistenze non saranno da allora più restituiti.
Lasciato alle spalle l’orrore bellico il movimento si ricompone spontaneamente e nel 1946 a Milano si tiene il primo congresso nazionale del dopoguerra. I 20-25 anni che seguono sono caratterizzati da una crescita complessivamente lenta, ma costante. Sarà negli anni ‘70 che, con l’avviarsi dei grandi processi di riforma e con il
dibattito ad essi legato, si apre il confronto tra posizioni molteplici ed eterogenee all’interno del movimento.
Un processo di rinnovamento che ha il suo culmine con il congresso di Sarzana del 1978: ne esce una Federazione Nazionale profondamente rinnovata sia nell’immagine sia nelle proposte. Su questa strada, le pubbliche assistenze, nel corso degli anni, si profilano sempre più comeun autorevole interlocutore nel mondo del volontariato moderno e dell’associazionismo, nei confronti delle forze politiche e sociali.
Contemporaneamente si moltiplicano e si intensificano le attività e le iniziative dell’organizzazione, sia nel suo insieme che nel
particolare delle singole associazioni.
La legge 833 del 23 dicembre 1978, che istituisce il sistema sanitario nazionale, riconosce per la prima voLta la presenza ed il ruolo attivo del
volontariato e della partecipazione dei cittadini, nella tutela del diritto alla salute. Seguono anni di intenso dibattito, tra il mondo laico e quello
cattolico, che portano nel 1991 all’approvazione della legge quadro del volontariato (L. 266/91) e nel 2001 della Legge quadro per la realizzazione
del sistema integrato di interventi e servizi sociali (328/2001), che riconosce il volontariato organizzato nel suo rapporto con la pubblica
amministrazione. Un’ulteriore e decisiva svolta è rappresentata nel 1987 dal congresso nazionale di Lerici: viene
elaborato un nuovo statuto nazionale e modificata la denominazione stessa della Federazione.
Nasce così Anpas – Associazione Nazionale Pubbliche assistenze. Il cambiamento, oltre che d’immagine, è espressione di un’evoluzione che mira al rafforzamento della concezione unitaria di un grande movimento di volontariato e di solidarietà, assai diversificato storicamente, culturalmente e geograficamente, cui aderiscono oltre un milione di persone. Il Congresso straordinario di Roma del 1997 approva un nuovo statuto (entrato in vigore nel 1999) introducendo un modello organizzativo
che riconosce autonomia giuridica ai Comitati regionali. Si distinguono ruoli e funzioni del livello nazionale e regionale alla luce del processo di decentramento amministrativo e politico finalizzato ad un welfare federale. Successivamente lo Statuto nazionale sarà modificato nel 2005 con un rafforzamento del tesseramento nazionale, nel 2008 e nel 2011 con l’introduzione delle “affiliate” che apre l’Anpas ad altre organizzazioni del terzo settore che non hanno le caratteristiche specifiche per essere istituzionalmente aderenti ad Anpas.
A completare il rafforzamento di Anpas, la costruzione della sua prima sede di proprietà a Firenze insieme al Comitato Regionale Anpas Toscana, inaugurata nell’ottobre 2008. Nel 2012 Anpas si è affacciata allo scenario europeo con l’adesione a Samaritan International (SAMI) con l’obiettivo di partecipare ad azioni di lobby verso le istituzioni europee, chiedere un maggiore impegno nelle politiche a sostegno del volontariato, rafforzare il senso di cittadinanza europea e favorire lo scambio di volontari ed esperienze. Tale rinnovamento è accompagnato da una straordinaria crescita e maturazione associativa, che porta Anpas ad essere presente in tutte le regioni italiane, e ad un impegno diretto nell’ambito della protezione civile, del servizio civile e della solidarietà internazionale. Nel 2009 viene creato l’Archivio storico di Anpas nazionale, con la dichiarazione di interesse storico del Ministero per i Beni e le attività culturali. L’archivio è parte integrante della
memoria storica delle pubbliche assistenze e il lavoro, dal 2014, prosegue con l’integrazione fra l’organizzazione della documentazione storica e una sezione dell’archivio corrente che include la documentazione prodotta in itinere.
Protezione civile
Fin dall’epidemia di colera a Napoli del 1884 e dal terremoto di Messina del 1908, le pubbliche assistenze mostrano la loro disponibilità ad intervenire nelle grandi calamità nazionali che colpiscono il nostro paese, offrendo la loro disponibilità ad interventi coordinati insieme alle Istituzioni centrali, ruolo riconosciuto dalla prima legge nel 1970. I terremoti del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980) evidenziano la necessità di un sistema più efficiente ed adeguato, che troverà la sua risposta nella legge 225 del 1992, istitutiva del servizio nazionale di protezione civile. Grazie alla forte sinergia ed al continuo confronto con le istituzioni statali, ogni calamità è stato un momento di valutazione e di verifica che ha portato a cambiamenti organizzativi: nel 1997 (terremoto di Marche ed Umbria) una ulteriore evoluzione con campi gestiti da Anpas nazionale e dai Comitati regionali; il terremoto de L’Aquila (2009) con una forte spinta al consolidamento delle Colonne di Protezione Civile delle associazioni nazionali; parallelamente i volontari si sono impegnati anche in attività di prevenzione più strutturata, grazie al progetto “Io non rischio” promosso da Anpas in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile, Ingv (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia), Ogs (Istituto nazionale di Oceanografica e di Geofisica sperimentale) e Reluis (Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).
Servizio civile
Il movimento delle pubbliche assistenze ha nel proprio DNA le caratteristiche principali della difesa civile non armata e nonviolenta: dopo l’approvazione della legge n. 772/1972 sul riconoscimento dell’obiezione di coscienza in Italia, la Federazione nazionale ha sottoscritto nel 1981 una convenzione col Ministero della Difesa
per permettere ai giovani di svolgere il servizio civile (in sostituzione del servizio militare) presso le pubbliche assistenze. Con l’approvazione della legge 64/2001, che istituisce il Servizio Civile Nazionale, le pubbliche assistenze hanno confermato il loro impegno nella formazione e nell’educazione alla cittadinanza attiva di migliaia di giovani. Di fondamentale importanza la diffusione territoriale delle pubbliche assistenze, che consente ai giovani di svolgere il servizio
civile nelle proprie comunità, anche nei centri più piccoli.
Solidarietà internazionale
Nel 1992 Anpas ha iniziato a svolgere attività di cooperazione all’estero, a supporto delle popolazioni gravemete colpite dalle guerre (conflitto dell’ex Jugoslavia) e dei bambini che hanno subito il disastro nucleare di Chernobyl. Da allora la cooperazione internazionale è diventato un settore strutturato del movimento. Nel 1998
Anpas ha iniziato ad occuparsi di adozione internazionale, come ultimo intervento per tutelare l’infanzia che in vari Paesi del mondo si trova in stato di disagio, solitudine, assenza familiare. Anpas ha ottenuto l’autorizzazione a svolgere le pratiche di adozioni internazionali nel 1999 dal Ministero degli Esteri e nel 2000
dalla Commissione Adozioni Internazionali (Presidenza del Consiglio dei Ministri), come previsto dalla legge n° 476/98 di ratifica della Convenzione dell’Aja sulla tutela dell’infanzia e disciplina dell’adozione internazionale.
Politiche europee
Negli anni ’90 Anpas ha cominciato ad interessarsi allo scenario europeo, dapprima accostandosi ai programmi promossi dalla Comunità Europea che promuovono lo sviluppo dei paesi meno avanzati e valorizzano il ruolo del volontariato. Sono state presentate numerose proposte progettuali, inizialmente in collaborazione con UniTS e, successivamente, direttamente da Anpas, con lo scopo di contribuire con il proprio apporto ai cambiamenti in atto e all’evoluzione del concetto di cittadinanza europea e creare nuove opportunità di crescita per i volontari. Successivamente è maturato l’interesse per la collaborazione con le reti europee che sostengono e promuovono il volontariato, processo che è culminato nel 2012 con l’adesione di Anpas a SAMARITAN INTERNATIONAL (SAMI) e ad altre reti europee, come ALDA e il Centro Europeo per
il Volontariato (CEV). Nel 2015 Anpas ha anche ottenuto l’accreditamento presso l’Agenzia Nazionale per i Giovani nell’ambito del Servizio Volontario Europeo (SVE), come ente di invio e coordinamento di volontari
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